Weekend di studio 17 e 18 luglio 2021 a Serra San Quirico (AN)
Per una recitazione vera e naturale attraverso il Teatro contemporaneo di Fabrizio Romagnoli con lo studio approfondito di monologhi originali.
“Il lavoro principale, giorno dopo giorno, fu combattere con le parole e il loro significato. Anche il significato emerge lentamente dal testo, a forza di tentativi e di errori.
Un testo prende vita solo attraverso il dettaglio, e il dettaglio è frutto della comprensione.
Da principio un attore non può dare altro che una schematica, generica impressione di quello che un verso contiene”
P. Brook
Per info e iscrizioni contattare
CARMELA LAURIA
+39 380 753 0195
Premessa
“Il teatro non ha categorie, ma si occupa della vita. Il teatro è vita.
A un’idea si devono dare carne e sangue e verità emotiva. La vita, però, nel teatro è più concentrata.
La compressione consiste nel rimuovere tutto quello che non è strettamente necessario e nell’intensificare ciò che rimane. Ma come? Essendo naturale!
Che non significa né colloquiale, né ordinario. Cosa ci vuole, quindi, per portare l’ordinario verso l’unico?
Perché le intenzioni di un attore siano perfettamente chiare, con prontezza intellettuale, sentire autentico e un corpo equilibrato e bilanciato, i tre elementi- pensiero, emozione, corpo- devono essere in perfetta armonia. Solo allora egli può soddisfare la richiesta di essere più intenso all’interno di uno spazio temporale più breve di quando è a casa propria. La sensibilità per un attore consiste nell’essere in costante contatto con tutto il proprio corpo.
Ma, ancora, come?
Come recitare quello che è scritto?
E poi, cosa c’è scritto?
Caratteri su un foglio! Eppure le parole di un testo sono la trascrizione di pensieri che l’autore voleva che fossero detti e che la bocca della gente trasforma in suoni emessi con un certo timbro, certe pause, un ritmo, accompagnati da determinati gesti, tutto ad integrare il significato.
Una parola non nasce come tale, ma è il prodotto finale di qualcosa che in origine è un impulso ad esprimersi, stimolato da un atteggiamento, un comportamento. È un processo che avviene nel drammaturgo e che si ripete nell’attore.
La parola, per entrambi, è una piccola parte visibile di una gigantesca costruzione invisibile. Non bisogna cominciare né con le parole, né con le idee (intese come pregiudizio), ma con il corpo.
Un attore che fa un gesto mosso da un bisogno profondo, crea per se stesso e per chi lo guarda.
La recitazione, quindi, comincia con un piccolissimo movimento interiore, così sottile da essere quasi invisibile. Un gesto è affermazione, espressione, comunicazione e condivisione di un’esperienza. Per renderlo tale, bisogna scoprire la qualità del proprio essere in scena, la consapevolezza dell’evento teatrale, acquistando una coscienza del rapporto tra gesto–sguardo–parola. Elementi che appartengono al “io-qui-ora”. Elementi propri del “fatto” teatrale.
Ogni testo è un gioco di tempi, di pause e di azioni, e la parola arriva come ultimo passaggio del percorso in atto: azione definitoria di rapporti.
La sfida è la ricerca continua di strategie comunicative diverse dalla parola, che portino però all’esecuzione della scena, alla pronuncia delle battute, alla restituzione in termini pratici e concreti della scrittura teatrale.”
Contenuti
Il presente workshop, quindi, si propone di introdurre i partecipanti alla consapevolezza delle dinamiche proprie del fare teatro.
L’essere veri e naturali con una recitazione unica che permetta all’attore di affrontare il palcoscenico teatrale o il set, sia esso televisivo o cinematografico, è spesso il problema di molti professionisti o futuri professionisti nel corso della propria carriera.
Spesso l’attore viene tacciato di essere teatrale, enfatico e finto invece di naturale, vero e credibile e tutto ciò, può spingere l’individuo verso un’inevitabile crisi creativa che si auto alimenta vorticosamente ogni volta che ci si trova a recitare.
L’essere aderente e verosimile alle regole imposte da un personaggio nel rispetto di se stessi rende l’attore unico e vero nella propria interpretazione.
La vita di un personaggio entra nella vita dell’attore e viceversa.
Trovare l’essenziale equilibrio nell’interpretazione, nel rispetto delle richieste registiche, rende l’attore unico e sicuro della propria arte.
Quello dell’attore è un mestiere che oltre al talento richiede ed esige una grande dedizione allo studio.
Il percorso che i partecipanti al workshop si troveranno a dover affrontare permetterà loro di acquisire una coscienza pratica e teorica della materia in questione attraverso un approccio assolutamente comprensibile a tutti, fisicamente non eccessivo, emotivamente non violento, ma di indubbio sforzo psicofisico.
La scelta di usare i miei testi deriva dal solo e unico proposito di ricercare negli allievi una verità e una naturalezza che appartiene al mio metodo di recitazione. Logicamente facendo riferimento ai conclamati e sperimentati metodi classici di studio della recitazione dei maestri del novecento a cui io faccio riferimento: Stanislavkij e Strasberg“.
Il workshop si sviluppa in otto ore al giorno (un’ora di pausa) per due giorni consecutivi.
Agli allievi, al momento dell’iscrizione, verranno consegnati dei monologhi scritti dall’autore, alcuni dei quali sono tratti dagli atti unici pubblicati nelle raccolte “Teatro contemporaneo” e “Teatro contemporaneo II” di Fabrizio Romagnoli. I partecipanti dovranno presentarsi all’inizio del workshop con la memoria di almeno un monologo. La scelta del monologo è libera e si possono portare anche altri monologhi al di fuori di quelli consegnati all’iscrizione.
Come raggiungere Serra San Quirico (AN)
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